Saturday, March 19, 2011

L’altra faccia della medaglia

PREMESSA
Lo scopo di questo testo è di dimostrare che una analisi statistica condotta su esseri dotati di intelletto è soggetta a molteplici possibili interpretazioni, che dipendono dal modo in cui  le condizioni al contorno vengono considerate, dal peso che viene assegnato ai dati e dalla prospettiva dalla quale questi vengono analizzati: in breve da coloro che analizzano i risultati. Lo scopo di questo testo è inoltre quello di mostrare le svariate possibilità che ci si aprono non appena rigiriamo la medaglia per osservarne l’altra faccia… prospettive che fino ad un attimo prima non credevamo possibili prendono improvvisamente forma. Infine: il tema scelto NON è del tutto casuale!

Su un giornale fiammingo, nei giorni immediatamente successivi la Giornata Internazionale della Donna, è stato pubblicato un articolo volto a presentare il risultato di una ricerca statistica sulle “ambizioni” delle donne: “Vrouwen hebben evenveel ambitie als mannen.” (Le donne hanno tante ambizioni quante ne hanno gli uomini).
Seguono due testi di libera interpretazione del risultato dell’indagine (parzialmente tratti e tradotti dal testo originale, senza apportare modifche ai dati). Il titolo di entrambi i testi è il medesimo:


Le donne hanno tante ambizioni 
quante ne hanno gli uomini.
Uomini e donne hanno le stesse ambizioni professionali. Più merito, sicurezza e un lavoro interessante sono le maggiori ambizioni delle donne. 

TESTO 1 (conservativo)
L’indagine svolta dall’ente belga Taldeitali ha coinvolto 3200 donne belge, le quali sono state interrogate riguardo le loro ambizioni. Le donne mostrano di avere le medesime ambizioni degli uomini, almeno a livello generale. Esattamente come gli uomini, le donne desiderano un lavoro interessante. La maggiore differenza tra donne e uomini consinste nel fatto che questi ultimi metterebbero più di frequente al primo posto responsabilità e ruolo di leadership.
La maggioranza delle donne (57%) lavora come impiegata, in ufficio, scuola o ospedale. Appena l’11% delle donne intervistate afferma di avere una funzione di medio rilievo, e solo l’1% detiene una ruolo di direzione.
Dunque, il risultato dell’indagine, supportato da alcune considerazioni di seguito esposte, evidenzia come la recente messa in discussione delle “quote rosa” in ruoli di amministrazione aziendale non sia del tutto ingiustificata. “La maggiore ambizione delle donne non sembra essere quella di detenere un ruolo di leadership: di conseguenza, imponendo una quota rosa sulle posizioni amministrative, si obbligherebbero un certo numero di donne ad assumere un ruolo non desiderato, ponendo inoltre dei limiti al naturale dinamismo sociale”, afferma Tizia, general manager dell’istituto di statistica Taldeitali.
Inoltre le donne con un lavoro autonomo rappresentano solo il 4% delle intervistate e le donne libere professioniste solo l’1%. Anche se le più recenti stime mostrano che la percentuale di donne tra i neo-imprenditori è salita di circa 7 punti percentuali dal 2005 al 2010, restano però alcune difficoltà, tra cui la difficile conciliazione tra famiglia e lavoro. Un lavoro vicino a casa, un buono stipendio, un lavoro interessante e un piacevole ambiente lavorativo sono per le donne le quattro più importanti condizioni di lavoro, mentre il prestigio è raramente considerato un fattore cruciale. Queste considerazioni, insieme ad alcuni ulteriori risultati di seguito esposti, dimostrano come l’imposizione di “quote rosa” rischi di essere controproducente. Il 40% delle donne sostiene che la vita risulta troppo pressante e che preferirebbe dunque rinunciare alla vita professionale. Se fosse economicamente possibile, 1 donna su 4 delle lavoratrici part-time preferirebbe restare a tempo pieno a casa, mentre tra le donne lavoratrici a tempo pieno appena 1 su 10 preferirebbe stare a casa. E’ evidente dunque come per le donne, in generale, sia prioritario un ambiente di lavoro piacevole, ed uno stile di vita che consenta di conciliare vita professionale e personale, evitando di sottoporsi ad eccessive pressioni.
Le ragioni per cui le donne scelgono in molti casi di lavorare part-time variano: circa metà delle donne lo farebbe per avere più tempo per i bambini, il 19% per avere più tempo per sé, il 6% lo farebbe per il partner, solo 1 su 5 perché il tempo pieno non è previsto per la propria occupazione. Questi ultimi dati sembrano dunque confermare quanto già sostenuto nei punti precedenti.
Ci concediamo tuttavia, al termine di questa panoramica, qualche ulteriore considerazione: in fondo i risultati di questa indagine sono in un certo senso incopleti, in quanto, per avere un quadro generale e poter effettuare un reale confronto, sarebbe necessario avere a disposizione i risultati di una indagine speculare sugli uomini. Le differenze di genere sono in realtà delle generalizzazioni che non tengono conto delle innumerevoli differenze tra singoli individui.

TESTO 2 (futuristico)
L’indagine svolta dall’ente belga Taldeitali ha coinvolto 3200 donne belge, le quali sono state interrogate riguardo le loro ambizioni. Le donne mostrano di avere le medesime ambizioni degli uomini, almeno a livello generale. Esattamente come gli uomini, le donne desiderano un lavoro interessante. La maggiore differenza tra donne e uomini consinste nel fatto che questi ultimi metterebbero più di frequente al primo posto responsabilità e ruolo di leadership.
La maggioranza delle donne (57%) lavora come impiegata, in ufficio, scuola o ospedale. Appena l’11% delle donne intervistate afferma di avere una funzione di medio rilievo, e solo l’1% detiene una posizione di direzione.
Dunque, il risultato dell’indagine, supportato da alcune considerazioni di seguito esposte, evidenzia l’importanza dell’introduzione delle “quote rosa” in ruoli di amministrazione aziendale. Ecco l’opinione espressa da Tizio, general manager dell’istituto di statistica Taldeitali: “La maggiore ambizione delle donne non sembra essere quella di detenere un ruolo di leadership: proprio per questo motivo, incentivare una maggiore rappresentanza femminile nei ruoli direzionali (non solo in ambito politico, ma anche manageriale) corrisponderebbe a favorire una trasformazione della società, contribuendo alla maggiore integrazione ed influenza delle ambizioni e dei valori  di identità femminile. Tale evoluzione sarebbe ben inquadrata all’interno della dinamica di una società in trasformazione, quale è quella attuale, nell’ottica di una globalizzazione sostenibile e dello sviluppo di una società equa, in cui vi sia una redistribuzione di poteri e responsabilità. D’altronde, già nel XIX secolo Johann Jakob Bachofen aveva teorizzato l’esistenza di società matriarcali, delineandone i tratti fondamentalmente differenti dalle società patriarcali. Bisogna anche ricordare come in seguito, le intuizioni di questo antropologo sono state rivalutate sia in campo filosofico-politico, sia nel campo della psicoanalisi”.
Tornando ai risultati dell’indagine, le donne con un lavoro autonomo rappresentano circa il 4% delle intervistate e le donne libere professioniste solo l’1%. Tuttavia le più recenti stime mostrano che la percentuale di donne tra i neo-imprenditori è salita di circa 7 punti percentuali dal 2005 al 2010, segno che le cose stanno gradualmente cambiando. Restano però parecchie difficoltà, tra cui la difficile conciliazione tra famiglia e lavoro. Un lavoro vicino a casa, un buono stipendio, un lavoro interessante e un piacevole ambiente lavorativo sono per le donne le quattro più importanti condizioni di lavoro, mentre, come già precedentemente accennato, il prestigio è raramente considerato un fattore cruciale. Alcuni ulteriori risultati di seguito esposti dimostrano come vi sia ancora molta strada da fare e quanto sia importante incentivare la presenza femminile, anche attraverso l’imposizione per regola di “quote rosa”, almeno in una fase iniziale. Il 40% delle donne sostiene infatti che la vita risulta troppo pressante al punto che  in certi casi preferirebbe  rinunciare alla vita professionale. Se fosse economicamente possibile 1 donna su 4 delle lavoratrici part-time preferirebbe restare a tempo pieno a casa. Delle donne lavoratrici a tempo pieno appena 1 su 10 preferirebbe stare a casa. Tutto questo mostra come le condizioni sul luogo di lavoro siano ancora determinate dalla prevalenza numerica maschile, per cui per le donne risulta ancora piuttosto difficoltoso inserirsi.
Le ragioni per cui le donne scelgono in molti casi di lavorare part-time variano: circa metà delle donne lo farebbe per avere più tempo per i bambini, il 19% per avere più tempo per sé, il 6% lo farebbe per il partner, solo 1 su 5 perché il tempo pieno non è previsto per la propria occupazione. Anche questi dati evidenziano la necessità di implementare condizioni che facilitino la conciliazione tra vita lavorativa e familiare.
Infine qualche ulteriore considerazione: i risultati di questa indagine sono in un certo senso incopleti. Per avere un quadro generale e poter effettuare un reale confronto, sarebbe necessario avere a disposizione i risultati di una indagine speculare sugli uomini. In fondo le differenze di genere sono delle generalizzazioni che non tengono affatto conto delle innumerevoli differenze tra singoli individui.



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