Wednesday, March 16, 2011

Unità

In occasione della celebrazione dei 150 anni dell'Unità d'Italia, vorrei richiamare l'attenzione sul significato storico di questa giornata, in una prospettiva che non si limiti alla pura commemorazione, ma che divenga invece fonte di ispirazione per la costruzione del nostro futuro. Il mio auspicio è che il valore dell'unità si concretizzi attraverso la partecipazione attiva dei cittadini ed il risveglio delle coscienze addormentate. Se per caso durante una fase del nostro dormire ci dovessimo accorgere della presenza di qualcosa che ci disturba, se per caso il fugace pensiero che sia possibile cambiare ciò che non funziona dovesse attraversare la nostra mente, allora significa che è giunto il momento di metterci in gioco.
Ho deciso dunque di proporre alcuni estratti di scritti dedicati alla figura di Carlo Pisacane, pensatore e uomo d'azione del Risorgimento italiano. Il suo progetto politico si basa sugli ideali di socialismo e anarchia, come unica possibilità per la completa espressione della sovranità popolare, in quanto unica possibile forma di concreta partecipazione alla dinamica sociale.
Poichè anche questo pensatore, come altri del suo tempo (Mazzini a Cattaneo in primis) già parlava di unità, oltre che nazionale, Europea e addirittura mondiale, l'auspicio per questa giornata è che il valore storico dell'unità della nazione Italia divenga fonte di ispirazione per un senso dell'unità estesa a tutti i popoli del mondo.    

Lavoro, Legalità, Integrazione e Unità. Varese: statua del garibaldino
















  Carlo Pisacane (Napoli, 22 agosto 1818 – Sanza, 2 luglio 1857) è stato un rivoluzionario e patriota italiano.
Il suo progetto politico risulta nella prima manifestazione di un nucleo italiano di pensiero socialista, in cui si collegava l'ideale dell'indipendenza nazionale alle aspirazioni di riscatto sociale e politico delle masse contadine. Avvicinandosi in parte al pensiero di Giuseppe Ferrari e Carlo Cattaneo, fu profondamente influenzato dalle idee francesi del “socialismo utopistico” e libertario espresso dalla sua formula «libertà e associazione». Pisacane credeva che prima ancora dell'istruzione e formazione del popolo, secondo quanto predicava la dottrina mazziniana, occorresse risolvere la questione sociale, che poi era la questione contadina, con la riforma agraria. La rivoluzione nazionale doveva scaturire dalla rivoluzione sociale. Per liberare la nazione occorreva che prima insorgessero le plebi contadine offrendo loro la liberazione economica con l'affrancamento dai loro tiranni immediati: i proprietari terrieri. Pisacane teorizzava che a ciascuno fosse garantito il frutto del suo lavoro e che ogni altra proprietà fosse abolita.
Per Pisacane lo scopo ultimo della rivoluzione non era lo stato centralizzato, ma l'unica forma di governo giusta e sicura: l'anarchia. Chiese la semplificazione delle istituzioni sociali, e affermò che la società «costituita nei suoi reali e necessari rapporti, esclude ogni idea di governo». Pisacane polemicamente sosteneva che «la dominazione della casa Savoia e la dominazione della casa d'Austria sono precisamente la stessa cosa». Espressioni queste di un socialismo radicale avverso ad ogni riformismo.
Per quanto riguarda il processo di unificazione dell'Italia, Carlo Pisacane iniziò a pensare ad un'azione che partisse dal profondo Sud dello stivale coinvolgendo le grandi masse di contadini.
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Da "Religione e rivoluzione nel Mezzogiorno preunitario: Carlo Pisacane"
Di Mario Tedeschi

La proposta di Carlo Pisacane nasce in prima istanza dalla sensibilità di un pensatore che è al tempo stesso uomo d'azione, di un socialista rivoluzionario e teorico della libertà soggettiva.
Il pensiero politico di Pisacane cerca di strutturare una prospettiva che, invece di barricarsi pomposamente al riparo di schemi ideologici, intende conciliare concezione unitaria e concezione federale dello Stato. Egli si confronta direttamente con il pensiero mazziniano, del quale comunque non mette in discussione la coerenza. Pisacane è un unitario ed è anche un federalista, nella misura in cui le due categorie dell'ideologia democratica risorgimentale non sono tra loro in conflitto, e nei termini in cui unità non si identifica con centralizzazione e federalismo con smembramento, frammentazione. Per lui l'ideale unitario appartiene alla tradizione storica del popolo italiano e nei tempi moderni è diventato aspirazione a partire da Dante. L'ideale unitario è progredito fino a diventare popolare dopo il 1814, ma molti sono i lati negativi che ne ostacolano l'attuazione sul piano politico concreto.
Infatti non è sostenibile il concetto di un governo unitario energico, compatto, distributore di cariche, premiatore del merito, in quanto un tale governo unitario implica solo una PARVENZA di SOVRANITA' POPOLARE. Per conseguenza un modello politico del genere è destinato a trasformarsi in governo dei partiti, che strumentalizzano le idee di nazionalità e di libertà per fini di parte, lacerando il tessuto sociale dello Stato. Infine, il governo centralizzato farà sì che "il resto dell'Italia deperirà, quasi membra inaridite e dogliose".
Secondo Pisacane, se un giorno il globo non sarà un unico Stato, certamente sarà un mondo uniforme dal punto di vista della prosperità materiale e dello sviluppo civile. Assunta come riferimento la dinamica delle aggregazioni nazionali, egli immagina come nello Stato Mondiale si formerà un'opinione comune ed una lingua comune. Anche se lo sviluppo delle scienze, l'accrescimento dell'industria e il continuo progresso della società sono segni inequivocabili del tragitto che le diverse nazioni compiono per il raggiungimento di una meta comune, è indubbio che ognuna di esse "sottogiace alle proprie peripezie", a un destino suo proprio. Dunque, sebbene "la storia e la logica" conducono a "incoraggianti conclusioni" - ossia "UNITA' MONDIALE, che verrà quasi pacificamente attuata", beni e attitudini "volti a benefizio di tutta l'umanità" - bisogna lasciare da parte le utopie per scrutare il destino più immediato delle nazioni, dal quale dipende comunque l'attuazione della unità mondiale stessa. La federazione va intesa, dunque, come una prospettiva di UNITA' MONDIALE, in cui ogni nazione (così come vale per ogni INDIVIDUO), "lungi dal perdere la sua individualità e l'indole propria, troverà più vasto campo di svilupparla", di modo che "l'associazione universale" potrà realizzarsi solo quando ciascuna nazione si sarà costituita "ne' propri caratteri" e quando tra tutte ci sarà "un'uguaglianza universale sentita". Lo stesso Pisacane chiude uno dei suoi scritti con questo passaggio particolarmente significativo: "Come non vi può essere nazione se prima ogni suo membro non acquista la sua piena dignità di individuo, così non può esservi fratellanza o meglio associazione di popoli, se preventivamente ogni popolo non acquista la sua piena autonomia".
Nella visione politica di queso pensatore il COMUNE è la struttura portante ed il centro motore della vita democratica dell'intera nazione. Libero ed indipendente esso è la CERNIERA tra libertà individuale del CITTADINO e l'essere della NAZIONE, a sua volta associazione di liberi comuni. Ogni Comune è amministrato da un consiglio comunale e le elezioni avvengono a suffragio universale. A livello nazionale vi sarà un CONGRESSO nominato a suffragio universale che nominerà una Costituente, alla quale saranno ammessi tutti coloro che volontariamente si offrono di farne parte. La Costituente redigerà e proporrà il nuovo patto sociale che verrà reso pubblico ed esaminato da ogni Comune, che potrà proporre considerazioni, cambiamenti e suggerimenti.

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