Wednesday, May 28, 2014

Photo Gallery on Flickr

Exploring the "micro" world of insects... "With a magnifying glass it is sometimes possible to see farther than with a telescope".

flickr gallery "micro world"

Sunday, June 19, 2011

De molenaar van De Molen Van't Veld

”Ik mael met vlijdt en neerstigheid tot dienst van alle menschen maer het doet mij leet omdat ik niet weet te doen voor ieder sijne wenschen. 
Door mij gesneden G. Plattenborse, 16 mey 1805, geboortich van Thiene.” 


Zomermiddag

Le tipiche domeniche primaverili di bel tempo nelle fiandre sembrano fatte apposta om van de streekproducten te genieten (per assaggiare i prodotti tipici regionali) en het erfgoed te bezoeken (per visitare il patrimonio storico-artistico), tra cui abbondano mulini a vento e ad acqua. Il tutto rigorosamente met de fiets (in bicicletta). Nelle domeniche assolate, infatti, i fietspaden (le piste ciclabili) sono invase da fietsers (ciclisti), uomini e donne di ogni età, professionisti e non, in gruppi o da soli, che percorrono chilometri tra un knooppunt e l'altro (http://www.knooppunter.com/). Durante queste escursioni tra i campi e i boschi della regione, vi sono molte occasioni per interagire con i locali. Per esempio, è possibile gustare un lekker hoeveijsje (un delizioso gelato della fattoria), langs het Kempisch kanaal of kanaal Herentals-Bocholt, tussen Sas 7 en Sas 6 (lungo il canale che scorre tra Herentals e Bocholt: http://nl.wikipedia.org/wiki/Kanaal_Bocholt-Herentals); oppure fermarsi per una bevanda fresca o una ottima birra belga in uno dei tanti caffé; oppure seguire uno dei cartelli Te koop, che invitano i passanti ad entrare in una delle fattorie per comprare kaas (formaggio), aardbeien (fragole), asperges (asparagi), aardappelen (patate), tutti prodotti rigorosamente locali; oppure recarsi in visita ad uno dei tanti mulini che fanno parte del patrimonio storico regionale.

In una di queste tipiche domeniche fiamminghe, girovagando anche io met de fiets (con la bicicletta), ho raggiunto uno dei mulini più belli della zona: De Molen Van't Veld (il mulino del campo). La sua posizione è meravigliosa: si erge sopra una piccola montagna (een berg), appositamente costruita per far sì che le pale si possano muovere liberamente, nel mezzo della campagna, a circa 7 km dal centro della cittadina di Geel.


Fortunatamente è una giornata con vento sufficiente per mettere le pale in funzione. Così incontro De Molenaar (il mugnaio) che è ben felice di accompagnarmi nella visita e di raccontarmi la storia del mulino.

Victor Bakelants, 61 anni, è in pensione e svolge l'attività di custode del mulino come vrijwilligerswerker (volontario) voor de Gemeente Geel (per la municipalità di Geel). Parla solo Nederlands (Olandese) e vive a Geel, dove è proprietario di un altro mulino, GansakkerMolen, che appartiene alla sua famiglia da quattro generazioni.

De Molen Van't Veld è stato costruito nel 1796 a Heist op den Berg, a una trentina di chilometri da Geel. Nel 1923 fu trasportato a Elsum (frazione di Geel), dove rimase fino al 1992, quando fu definitivamente piazzato nel sito attuale. Eh sì, in passato i mulini venivano spesso "smontati" e "rimontati" al fine di trasportarli da un luogo ad un altro, ad esempio in caso di cambio di proprietà. Ed il trasporto nel XIX secolo non era certo semplice come lo è oggi: centinaia di persone venivano mobilitate con relative attrezzature e mezzi di trasporto a traino animale... Prima del trasporto, il mulino fu restaurato con l'aiuto dell'associazione vzw Vrienden van de Geelse Molens (gli amici dei mulini di Geel). Il mulino è oggi proprietà del comune di Geel e può essere visitato gratuitamente. Per questo, però, bisogna avere un po' di fortuna o verificare che il vento sia adeguato al fine della sua messa in funzione: solo in tal caso, infatti, si avrà l'occasione di incorntrare de Molenaar, col quale fare quattro chiacchiere. Oppure è necessario prendere appuntamento. Accanto al mulino si trova inoltre il museo del fornaio (Het Bakkerijmuseum), nel quale sono conservati svariati utensili indispensabili ai fornai del passato.

Appena cominciata la nostra chiacchierata, de Molenaar mi accompagna nella sala educativa che si trova sotto il mulino, dove sono conservati gli attrezzi dell'ultimo geelse molenmaker Jansen Flor (1909-1992), la cui realizzazione risale a circa 100 anni fa. De molenmakers sono coloro che costruiscono e riparano i mulini, e de Molenaar ci tiene a sottolineare la differenza tra molenmaker e molenaar! Mi racconta quanto la professione del molenmaker fosse rischiosa nel secolo scorso e come ogni famiglia di molenmakers avesse da lamentare dei lutti familiari. Gli oggetti conservati nella sala educativa sono stati costruiti usando congolees swaar pokhout (legno congolese molto pesante rispetto al legno comune e quindi adatto per realizzare strumenti di carpenteria). Qui, de schoolkinderen apprendono la storia e l'evoluzione della produzione del pane (het brood) a partire da 1000 anni fa fino al giorno d'oggi. Inoltre, i ragazzi delle scuole possono qui preparare e cucinare in appositi forni i tipici Geelse Hartjes (http://www.lekkergeel.be/geels-hartje.html).

Queste attività sono un ottimo modo per trasmettere alle nuove generazioni le tradizioni locali, così da conservare il patrimonio culturale, ma anche per coinvolgerle in modo diretto nel programma di conservazione e di trasmissione di quella fondamentale parte della storia che spesso non viene appresa dai libri di scuola: la storia fatta dal popolo.

Le scuole possono organizzare visite su appuntamento durante l'anno. Inoltre, ogni anno a Settembre, in occasione del Open Monumentendag (giornata dei monumenti aperti), il mulino è aperto al pubblico e sul posto vengono prodotti pane ed altre lekkernijen (leccornie; amo questa parola e il corrispondente aggettivo fiammingo lekker - delizioso: sarebbe interessante studiarne l'etimologia). Viene anche organizzato un raduno di trattori dalle fattorie dei dintorni. De molenaar mi racconta che il mulino è visitato da decine di migliaia di bezoekers (visitatori) all'anno. Oltre ai locali, che sostano qui durante un giro in bicicletta, si contano visite organizzate da tutti gli angoli del globo terrestre: olandesi, giapponesi, americani sono i maggiori frequentatori.

Conclusa questa parte della visita, ci avviamo verso l'interno del mulino. Prima, però, de Molenaar mi offre un bel cestello di kersen (ciliegie) appena colte dall'albero del suo giardino: una qualità dal colore chiaro, ma molto gustose!









I circa 40000 kg (in gran parte legno) del mulino sono sostenuti da quattro basamenti di mattoni e cemento posti lungo le direzioni noord-zuid-west-oost (nord-sud-ovest-est), sui quali il mulino è appoggiato, ma non fissato. De molenaar mi fa osservare una zona più chiara sulla parete superiore del basamento: è la testimonianza di uno spostamento del mulino causata da una heel sterke storm (una delle tipiche tempeste stagionali, ma con vento più forte del solito) avvenuta nel luglio 2010. La prima operazione che de molenaar svolge al mattino consiste nell'osservare la direzione del vento e far ruotare la struttura mobile del mulino in modo che si trovi nella direzione più favorevole. La seconda operazione consiste nel posizionare le tele lungo le pale in base alla quantità di vento. La minima intensità del vento necessaria affinchè il mulino possa essere messo in azione è di 2-3 bf (http://it.wikipedia.org/wiki/Scala_di_Beaufort). 

De molenaar mi racconta di come la posizione delle pale a mulino fermo avesse un significato universale: un metodo semplice per comunicare con il vicinato. Ad esempio, in caso di giornata di festa (feestdag), le pale venivano fissate in posizione centrale (a formare una X); nel caso di una nascita o di un lutto in famiglia, le pale venivano invece fissate in posizione decentrata, in avanti o indietro a seconda del tipo di evento.


Quando entriamo al primo piano del mulino, utilizzando la scaletta esterna in legno, mi mostra per prima cosa una lavagna nera sulla quale vi sono alcune notazioni in gesso bianco: la lavagna apparteneva alla sua famiglia e i testi risalgono al secolo scorso, alcuni sono vecchi di 100 anni. Si tratta di appunti sulla provenienza e il peso dei sacchi di grano ricevuti, con relativa data di consegna.

Lungo le pareti di legno, gli antichi molenaars si divertivano ad incidere brevi testi ed indovinelli. Eccone alcuni esempi (i testi sono scritti in dialetto antico):

Ik mael met vlijdt en neerstigheid tot dienst van alle menschen maer het doet mij leet omdat ik niet weet te doen voor ieder sijne wenschen. Door mij gesneden G. Plattenborse, 16 mey 1805, geboortich van Thiene.”

Trad. "Macino con ardore e diligenza a servizio di tutti gli uomini, ma ciò mi crea dolore poiché io non conosco i desideri di ciascuno. Da me inciso G. Plattenborse,16 maggio 1805, nato a Tienen".

"Daar was een mand met 7 broden
en in elke brood 7 gaten
en in elk gat 7 muizen
en in elk muis 7 granen op elke dag
Hoeveel zijn dat op een jaar?"

Trad. "Laggiù stava un cesto con 7 pani
in ciascun pane 7 buchi
ed in ciascun buco 7 topi
ed in ciascun topo 7 grani per ogni giorno
Quanti grani ci sono in tutto in un anno?"

...qualcosa di cui mio nonno, che mi raccontava parabole e filastrocche simili alla sera prima di andare a letto, andrebbe molto fiero.

Infine un'incisione che risale all'anno della costruzione:











"A. Van Bel heeft deze Molen eerst bemaelen 1796"
 (A. Van Bel ha per la prima volta azionato questo mulino nel 1796)   

Mentre mi spiega i dettagli del funzionamento, aziona gli ingranaggi che fanno muovere o frenare le pale tramite spesse corde, alle quali il mugnaio deve applicare tutta la forza del proprio peso: si tratta infatti di contrastare l'inerzia di circa 6000 kg di materiale. Introduce del grano nei contenitori che, grazie ad un sistema ad ingranaggi azionato dal moto delle pale, col loro movimento riversano la materia prima tra le macine per produrre farina.

Tutto appare estremamente affascinante, soprattutto il pensiero che tutto ciò sia stato costruito ed utilizzato a partire da 200 anni fa e che, nonostante l'usura del tempo, sia ancora in grado di funzionare. La presenza dei nostri antenati (perchè in fondo sono antenati un po' di tutti, visto che hanno forgiato una parte di storia dell'umanità) è molto forte, grazie alla presenza dei loro pensieri incisi sulle pareti di legno. E' bello pensare a loro ed al loro desiderio di lavorare "a servizio di tutti gli uomini", pur non conoscendo i desideri di ciascuno. Nel proprio piccolo questi uomini erano capaci di guardare alla vita in senso globale, con una propria filosofia ed una sottile ironia. 

Conclusa la visita, de molenaar decide che è giunta l'ora della merenda, così mi invita al tavolino da pic nic ai piedi del mulino e mi offre brood met confituur (pane e marmellata). Ovviamente il pane è quello che ha preparato lui stesso quella mattina.












Mentre mangiamo mi racconta della sua famiglia di molenaars da quattro generazioni, presso il mulino Gansakkermolen, costruito nel 1797. Victor Bakelants è mugnaio da 49 anni ed ha cominciato a lavorare da solo nel mulino a 12 anni. Ora che è in pensione, oltre a dedicare il suo tempo alla custodia del Molen van't Veld, va in bicicletta, fa il pane e cura il giardino (con meravigliosi alberi che producono gustose ciligie). Non ha figli, e per questo, attraverso la sua attività volontaria, spera di attrarre i giovani alla attività di mugnaio, in modo tale che la conservazione delle tradizioni sia salvaguardata. Mi racconta del corso per mugnai organizzato dalla provincia di Anversa che può seguire ogni aspirante mugnaio volontario, a partire dai 16 anni in su (http://www.levendemolens.be/). In media, circa 50 persone seguono il corso ogni anno, di cui però solo una parte segue anche le lezioni pratiche. Inoltre, tra i partecipanti ci sono comunque purtroppo relativamente pochi giovani, la maggioranza ha infatti 50-60 anni di età.


Mi racconta anche un po' di storia dei mulini della zona: 200 anni fa si contavano 13 windmolens (mulini a vento) e 3 watermolens (mulini ad acqua) nel territorio del comune di Geel. Nelle Fiandre (Vlaanderen) si contavano migliaia di mulini a vento ed un numero simile di mulini ad acqua, mentre oggi se ne contano circa 300 di ciascuna tipologia. Mi spiega che un tempo i mulini erano proprietà delle abbazie locali, perchè troppo costosi da costruire e mantenere. Per cui i molenaars li operavano in usufrutto. Mi racconta, con un po' di malinconia, la fine dell'epoca dei mulini usati come principale mezzo per la produzione di uno degli elementi base della nostra alimentazione: il pane. Ovviamente, questo avvenne con l'avvento dell'energia elettrica.


Queste informazioni storiche ci portano ad una breve discussione sul futuro energetico: oggi, infatti, siamo tornati a produrre energia dal vento ed il dibattito è aperto sul futuro di questa fonte rinnovabile, così come delle sue sorelle. E chi avrebbe mai detto, all'epoca della rivoluzione industriale, che un giorno avremmo fatto una sorta di "mezzo passo indietro", al fine di recuperare e riadattare una forma di energia che allora avevamo deciso di abbandonare? Come sempre, il passato ritorna, in nuove ed insapettate forme. Proprio per questo motivo, è importante mantenere viva la memoria del passato: qualcuno, prima di noi, ha posto delle basi di conoscenza e tecnologia che noi potremmo essere in grado di rinnovare ed utilizzare al pieno delle loro potenzialità, grazie alle ulteriori conoscenze ed esperienze acquisite nel corso degli anni.


Alla fine della merenda, dopo aver lekker gegeten (mangiato in modo delizioso), mi regala una vecchia foto del suo mulino ed alcune cartoline che rappresentano vari antichi mulini di Geel. Ma a questo punto, l'ora di partire è arrivata.














Per informazioni e prenotazioni:
Toeristische dienst Geel
+32 014 570955
Molenaar Victor Bakelants
+32 014 581103
Bakkerei Museum
+32 014 850638

Saturday, June 4, 2011

MANUALE DEL LIBERO PENSATORE

English version:
THE FREETHINKER MANUAL

Guida pratica alla resistenza
Come resistere ai compratori di cervelli


o       Non reprimere la propria curiosità e la sete di sapere
o       Chiedere e chiedersi sempre “perché ?”
o       Osservare il mondo, preferibilmente utilizzando lente d’ingrandimento e cannocchiale
o       Viaggiare (intendesi soggiornare per un tempo superiore alle 24 ore in un luogo sito a distanza superiore ai 100 km dal luogo di residenza ed entrando in contatto diretto con i locali)
o       Far fruttare ogni nuova esperienza, non limitandosi a trarne soltanto i benefici immediati
o       Imparare almeno una lingua oltre la lingua madre
o       Fare proprio il motto “mens sana in corpore sano”
o       Fare sport o una qualunque forma di movimento fisico almeno due volte la settimana
o       Limitare il consumo di alcolici a dosi che favoriscano e stimolino il potere creativo e la socializzazione
     (N.B. questo blog è stato ideato e scritto in un momento di totale sobrietà)
o       In caso di desiderio irrefrenabile di fumare, immaginare di farlo
o       Evitare le “abbuffate” di cibo (soprattutto se mal preparato o se prodotti di scarsa qualità sono utilizzati nella preparazione)
o       Nutrirsi, dove possibile, di prodotti genuini, autentici e locali
o       Seguire le ricette di cucina solo per le nozioni di base, cogliendo l’occasione di esercitare la propria creatività anche in questo campo
o       Seguire le “istruzioni per l’uso” solo in casi di estrema necessità
o       Fare uso del GPS solo in casi di necessità, evitando comunque di affidarsi completamente e passivamente a esso
o       Guardare la televisione al massimo 1 ora al giorno in media, evitando programmi idioti (da concedersi solo nel caso in cui siano un utile e facile esercizio per imparare una nuova lingua, ma in tal caso ricordarsi di riequilibrare la situazione con la visione di un programma intelligente della stessa durata o con una buona lettura)
o       Intervistare almeno una volta nella vita un/a partigiano/a; nel caso in cui non si conoscano personalmente partigiani/e o nel caso in cui si legga la presente guida nel 2050 o oltre, leggere un libro o cercare informazioni (ad esempio sul web) sull’argomento resistenza
      (N.B. nel caso in cui si abbia la possibilità di intervistare un/a partigiano/a di persona, comportarsi con generosità verso le generazioni future, cioè mettere in forma scritta/registrare il risultato dell’intervista)
o       Studiare un po’ di fisica quantistica e relatività; se non si è proprio portati per le scienze, leggere almeno un documento divulgativo o di filosofia della scienza
o       Visitare un museo o una mostra d’arte di tanto in tanto
o       Andare a teatro di tanto in tanto
o       Trovare tempo per stare in mezzo alla natura
o       Non fidarsi delle imitazioni ed evitare di imitare
o       Fermarsi a riflettere nel caso in cui prenda forma il pensiero “lo fanno tutti”
o       Non limitarsi a dire “ci penserà qualcuno” quando ci si accorge che qualcosa non funziona: al contrario prendere in mano la situazione e fare del proprio meglio per migliorarla… in tal modo ci sarà una probabilità non nulla che qualcuno segua l’esempio
o       Trovare spazi per sviluppare le proprie idee, anche se le incombenze giornaliere sembrano ostacolare questo processo (spesso le idee in forma embrionale e che richiedono tempi lunghi per la realizzazione, sono quelle più efficaci sul lungo termine)
o       Non reprimere le proprie idee anche se non sembrano avere forma coerente o essere in sintonia con la realtà e nonostante gli sguardi attoniti degli ascoltatori/osservatori (le idee fioriranno in una forma concreta anche grazie all’interazione col mondo esterno)
o       Dire “no” di tanto in tanto ai propri superiori, evitare di eseguire dei compiti se non si è convinti della loro utilità o se si ritiene che vadano contro i propri principi
o       Non limitarsi mai ad apprendere le notizie da un’unica fonte
o       Non giudicare troppo velocemente, non utilizzare con facilità schemi e semplificazioni: prima analizzare approfonditamente la situazione
o       Prima di compiere una qualunque scelta, analizzarne in profondità le motivazioni
o       Creare un proprio blog (e non abbattersi se nessuno lo legge!)
o       Usare la propria immaginazione per adattare e migliorare le regole esposte nel presente documento, nel caso in cui non ci si trovi d’accordo con esse

Saturday, March 19, 2011

L’altra faccia della medaglia

PREMESSA
Lo scopo di questo testo è di dimostrare che una analisi statistica condotta su esseri dotati di intelletto è soggetta a molteplici possibili interpretazioni, che dipendono dal modo in cui  le condizioni al contorno vengono considerate, dal peso che viene assegnato ai dati e dalla prospettiva dalla quale questi vengono analizzati: in breve da coloro che analizzano i risultati. Lo scopo di questo testo è inoltre quello di mostrare le svariate possibilità che ci si aprono non appena rigiriamo la medaglia per osservarne l’altra faccia… prospettive che fino ad un attimo prima non credevamo possibili prendono improvvisamente forma. Infine: il tema scelto NON è del tutto casuale!

Su un giornale fiammingo, nei giorni immediatamente successivi la Giornata Internazionale della Donna, è stato pubblicato un articolo volto a presentare il risultato di una ricerca statistica sulle “ambizioni” delle donne: “Vrouwen hebben evenveel ambitie als mannen.” (Le donne hanno tante ambizioni quante ne hanno gli uomini).
Seguono due testi di libera interpretazione del risultato dell’indagine (parzialmente tratti e tradotti dal testo originale, senza apportare modifche ai dati). Il titolo di entrambi i testi è il medesimo:


Le donne hanno tante ambizioni 
quante ne hanno gli uomini.
Uomini e donne hanno le stesse ambizioni professionali. Più merito, sicurezza e un lavoro interessante sono le maggiori ambizioni delle donne. 

TESTO 1 (conservativo)
L’indagine svolta dall’ente belga Taldeitali ha coinvolto 3200 donne belge, le quali sono state interrogate riguardo le loro ambizioni. Le donne mostrano di avere le medesime ambizioni degli uomini, almeno a livello generale. Esattamente come gli uomini, le donne desiderano un lavoro interessante. La maggiore differenza tra donne e uomini consinste nel fatto che questi ultimi metterebbero più di frequente al primo posto responsabilità e ruolo di leadership.
La maggioranza delle donne (57%) lavora come impiegata, in ufficio, scuola o ospedale. Appena l’11% delle donne intervistate afferma di avere una funzione di medio rilievo, e solo l’1% detiene una ruolo di direzione.
Dunque, il risultato dell’indagine, supportato da alcune considerazioni di seguito esposte, evidenzia come la recente messa in discussione delle “quote rosa” in ruoli di amministrazione aziendale non sia del tutto ingiustificata. “La maggiore ambizione delle donne non sembra essere quella di detenere un ruolo di leadership: di conseguenza, imponendo una quota rosa sulle posizioni amministrative, si obbligherebbero un certo numero di donne ad assumere un ruolo non desiderato, ponendo inoltre dei limiti al naturale dinamismo sociale”, afferma Tizia, general manager dell’istituto di statistica Taldeitali.
Inoltre le donne con un lavoro autonomo rappresentano solo il 4% delle intervistate e le donne libere professioniste solo l’1%. Anche se le più recenti stime mostrano che la percentuale di donne tra i neo-imprenditori è salita di circa 7 punti percentuali dal 2005 al 2010, restano però alcune difficoltà, tra cui la difficile conciliazione tra famiglia e lavoro. Un lavoro vicino a casa, un buono stipendio, un lavoro interessante e un piacevole ambiente lavorativo sono per le donne le quattro più importanti condizioni di lavoro, mentre il prestigio è raramente considerato un fattore cruciale. Queste considerazioni, insieme ad alcuni ulteriori risultati di seguito esposti, dimostrano come l’imposizione di “quote rosa” rischi di essere controproducente. Il 40% delle donne sostiene che la vita risulta troppo pressante e che preferirebbe dunque rinunciare alla vita professionale. Se fosse economicamente possibile, 1 donna su 4 delle lavoratrici part-time preferirebbe restare a tempo pieno a casa, mentre tra le donne lavoratrici a tempo pieno appena 1 su 10 preferirebbe stare a casa. E’ evidente dunque come per le donne, in generale, sia prioritario un ambiente di lavoro piacevole, ed uno stile di vita che consenta di conciliare vita professionale e personale, evitando di sottoporsi ad eccessive pressioni.
Le ragioni per cui le donne scelgono in molti casi di lavorare part-time variano: circa metà delle donne lo farebbe per avere più tempo per i bambini, il 19% per avere più tempo per sé, il 6% lo farebbe per il partner, solo 1 su 5 perché il tempo pieno non è previsto per la propria occupazione. Questi ultimi dati sembrano dunque confermare quanto già sostenuto nei punti precedenti.
Ci concediamo tuttavia, al termine di questa panoramica, qualche ulteriore considerazione: in fondo i risultati di questa indagine sono in un certo senso incopleti, in quanto, per avere un quadro generale e poter effettuare un reale confronto, sarebbe necessario avere a disposizione i risultati di una indagine speculare sugli uomini. Le differenze di genere sono in realtà delle generalizzazioni che non tengono conto delle innumerevoli differenze tra singoli individui.

TESTO 2 (futuristico)
L’indagine svolta dall’ente belga Taldeitali ha coinvolto 3200 donne belge, le quali sono state interrogate riguardo le loro ambizioni. Le donne mostrano di avere le medesime ambizioni degli uomini, almeno a livello generale. Esattamente come gli uomini, le donne desiderano un lavoro interessante. La maggiore differenza tra donne e uomini consinste nel fatto che questi ultimi metterebbero più di frequente al primo posto responsabilità e ruolo di leadership.
La maggioranza delle donne (57%) lavora come impiegata, in ufficio, scuola o ospedale. Appena l’11% delle donne intervistate afferma di avere una funzione di medio rilievo, e solo l’1% detiene una posizione di direzione.
Dunque, il risultato dell’indagine, supportato da alcune considerazioni di seguito esposte, evidenzia l’importanza dell’introduzione delle “quote rosa” in ruoli di amministrazione aziendale. Ecco l’opinione espressa da Tizio, general manager dell’istituto di statistica Taldeitali: “La maggiore ambizione delle donne non sembra essere quella di detenere un ruolo di leadership: proprio per questo motivo, incentivare una maggiore rappresentanza femminile nei ruoli direzionali (non solo in ambito politico, ma anche manageriale) corrisponderebbe a favorire una trasformazione della società, contribuendo alla maggiore integrazione ed influenza delle ambizioni e dei valori  di identità femminile. Tale evoluzione sarebbe ben inquadrata all’interno della dinamica di una società in trasformazione, quale è quella attuale, nell’ottica di una globalizzazione sostenibile e dello sviluppo di una società equa, in cui vi sia una redistribuzione di poteri e responsabilità. D’altronde, già nel XIX secolo Johann Jakob Bachofen aveva teorizzato l’esistenza di società matriarcali, delineandone i tratti fondamentalmente differenti dalle società patriarcali. Bisogna anche ricordare come in seguito, le intuizioni di questo antropologo sono state rivalutate sia in campo filosofico-politico, sia nel campo della psicoanalisi”.
Tornando ai risultati dell’indagine, le donne con un lavoro autonomo rappresentano circa il 4% delle intervistate e le donne libere professioniste solo l’1%. Tuttavia le più recenti stime mostrano che la percentuale di donne tra i neo-imprenditori è salita di circa 7 punti percentuali dal 2005 al 2010, segno che le cose stanno gradualmente cambiando. Restano però parecchie difficoltà, tra cui la difficile conciliazione tra famiglia e lavoro. Un lavoro vicino a casa, un buono stipendio, un lavoro interessante e un piacevole ambiente lavorativo sono per le donne le quattro più importanti condizioni di lavoro, mentre, come già precedentemente accennato, il prestigio è raramente considerato un fattore cruciale. Alcuni ulteriori risultati di seguito esposti dimostrano come vi sia ancora molta strada da fare e quanto sia importante incentivare la presenza femminile, anche attraverso l’imposizione per regola di “quote rosa”, almeno in una fase iniziale. Il 40% delle donne sostiene infatti che la vita risulta troppo pressante al punto che  in certi casi preferirebbe  rinunciare alla vita professionale. Se fosse economicamente possibile 1 donna su 4 delle lavoratrici part-time preferirebbe restare a tempo pieno a casa. Delle donne lavoratrici a tempo pieno appena 1 su 10 preferirebbe stare a casa. Tutto questo mostra come le condizioni sul luogo di lavoro siano ancora determinate dalla prevalenza numerica maschile, per cui per le donne risulta ancora piuttosto difficoltoso inserirsi.
Le ragioni per cui le donne scelgono in molti casi di lavorare part-time variano: circa metà delle donne lo farebbe per avere più tempo per i bambini, il 19% per avere più tempo per sé, il 6% lo farebbe per il partner, solo 1 su 5 perché il tempo pieno non è previsto per la propria occupazione. Anche questi dati evidenziano la necessità di implementare condizioni che facilitino la conciliazione tra vita lavorativa e familiare.
Infine qualche ulteriore considerazione: i risultati di questa indagine sono in un certo senso incopleti. Per avere un quadro generale e poter effettuare un reale confronto, sarebbe necessario avere a disposizione i risultati di una indagine speculare sugli uomini. In fondo le differenze di genere sono delle generalizzazioni che non tengono affatto conto delle innumerevoli differenze tra singoli individui.



Wednesday, March 16, 2011

Unità

In occasione della celebrazione dei 150 anni dell'Unità d'Italia, vorrei richiamare l'attenzione sul significato storico di questa giornata, in una prospettiva che non si limiti alla pura commemorazione, ma che divenga invece fonte di ispirazione per la costruzione del nostro futuro. Il mio auspicio è che il valore dell'unità si concretizzi attraverso la partecipazione attiva dei cittadini ed il risveglio delle coscienze addormentate. Se per caso durante una fase del nostro dormire ci dovessimo accorgere della presenza di qualcosa che ci disturba, se per caso il fugace pensiero che sia possibile cambiare ciò che non funziona dovesse attraversare la nostra mente, allora significa che è giunto il momento di metterci in gioco.
Ho deciso dunque di proporre alcuni estratti di scritti dedicati alla figura di Carlo Pisacane, pensatore e uomo d'azione del Risorgimento italiano. Il suo progetto politico si basa sugli ideali di socialismo e anarchia, come unica possibilità per la completa espressione della sovranità popolare, in quanto unica possibile forma di concreta partecipazione alla dinamica sociale.
Poichè anche questo pensatore, come altri del suo tempo (Mazzini a Cattaneo in primis) già parlava di unità, oltre che nazionale, Europea e addirittura mondiale, l'auspicio per questa giornata è che il valore storico dell'unità della nazione Italia divenga fonte di ispirazione per un senso dell'unità estesa a tutti i popoli del mondo.    

Lavoro, Legalità, Integrazione e Unità. Varese: statua del garibaldino
















  Carlo Pisacane (Napoli, 22 agosto 1818 – Sanza, 2 luglio 1857) è stato un rivoluzionario e patriota italiano.
Il suo progetto politico risulta nella prima manifestazione di un nucleo italiano di pensiero socialista, in cui si collegava l'ideale dell'indipendenza nazionale alle aspirazioni di riscatto sociale e politico delle masse contadine. Avvicinandosi in parte al pensiero di Giuseppe Ferrari e Carlo Cattaneo, fu profondamente influenzato dalle idee francesi del “socialismo utopistico” e libertario espresso dalla sua formula «libertà e associazione». Pisacane credeva che prima ancora dell'istruzione e formazione del popolo, secondo quanto predicava la dottrina mazziniana, occorresse risolvere la questione sociale, che poi era la questione contadina, con la riforma agraria. La rivoluzione nazionale doveva scaturire dalla rivoluzione sociale. Per liberare la nazione occorreva che prima insorgessero le plebi contadine offrendo loro la liberazione economica con l'affrancamento dai loro tiranni immediati: i proprietari terrieri. Pisacane teorizzava che a ciascuno fosse garantito il frutto del suo lavoro e che ogni altra proprietà fosse abolita.
Per Pisacane lo scopo ultimo della rivoluzione non era lo stato centralizzato, ma l'unica forma di governo giusta e sicura: l'anarchia. Chiese la semplificazione delle istituzioni sociali, e affermò che la società «costituita nei suoi reali e necessari rapporti, esclude ogni idea di governo». Pisacane polemicamente sosteneva che «la dominazione della casa Savoia e la dominazione della casa d'Austria sono precisamente la stessa cosa». Espressioni queste di un socialismo radicale avverso ad ogni riformismo.
Per quanto riguarda il processo di unificazione dell'Italia, Carlo Pisacane iniziò a pensare ad un'azione che partisse dal profondo Sud dello stivale coinvolgendo le grandi masse di contadini.
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Da "Religione e rivoluzione nel Mezzogiorno preunitario: Carlo Pisacane"
Di Mario Tedeschi

La proposta di Carlo Pisacane nasce in prima istanza dalla sensibilità di un pensatore che è al tempo stesso uomo d'azione, di un socialista rivoluzionario e teorico della libertà soggettiva.
Il pensiero politico di Pisacane cerca di strutturare una prospettiva che, invece di barricarsi pomposamente al riparo di schemi ideologici, intende conciliare concezione unitaria e concezione federale dello Stato. Egli si confronta direttamente con il pensiero mazziniano, del quale comunque non mette in discussione la coerenza. Pisacane è un unitario ed è anche un federalista, nella misura in cui le due categorie dell'ideologia democratica risorgimentale non sono tra loro in conflitto, e nei termini in cui unità non si identifica con centralizzazione e federalismo con smembramento, frammentazione. Per lui l'ideale unitario appartiene alla tradizione storica del popolo italiano e nei tempi moderni è diventato aspirazione a partire da Dante. L'ideale unitario è progredito fino a diventare popolare dopo il 1814, ma molti sono i lati negativi che ne ostacolano l'attuazione sul piano politico concreto.
Infatti non è sostenibile il concetto di un governo unitario energico, compatto, distributore di cariche, premiatore del merito, in quanto un tale governo unitario implica solo una PARVENZA di SOVRANITA' POPOLARE. Per conseguenza un modello politico del genere è destinato a trasformarsi in governo dei partiti, che strumentalizzano le idee di nazionalità e di libertà per fini di parte, lacerando il tessuto sociale dello Stato. Infine, il governo centralizzato farà sì che "il resto dell'Italia deperirà, quasi membra inaridite e dogliose".
Secondo Pisacane, se un giorno il globo non sarà un unico Stato, certamente sarà un mondo uniforme dal punto di vista della prosperità materiale e dello sviluppo civile. Assunta come riferimento la dinamica delle aggregazioni nazionali, egli immagina come nello Stato Mondiale si formerà un'opinione comune ed una lingua comune. Anche se lo sviluppo delle scienze, l'accrescimento dell'industria e il continuo progresso della società sono segni inequivocabili del tragitto che le diverse nazioni compiono per il raggiungimento di una meta comune, è indubbio che ognuna di esse "sottogiace alle proprie peripezie", a un destino suo proprio. Dunque, sebbene "la storia e la logica" conducono a "incoraggianti conclusioni" - ossia "UNITA' MONDIALE, che verrà quasi pacificamente attuata", beni e attitudini "volti a benefizio di tutta l'umanità" - bisogna lasciare da parte le utopie per scrutare il destino più immediato delle nazioni, dal quale dipende comunque l'attuazione della unità mondiale stessa. La federazione va intesa, dunque, come una prospettiva di UNITA' MONDIALE, in cui ogni nazione (così come vale per ogni INDIVIDUO), "lungi dal perdere la sua individualità e l'indole propria, troverà più vasto campo di svilupparla", di modo che "l'associazione universale" potrà realizzarsi solo quando ciascuna nazione si sarà costituita "ne' propri caratteri" e quando tra tutte ci sarà "un'uguaglianza universale sentita". Lo stesso Pisacane chiude uno dei suoi scritti con questo passaggio particolarmente significativo: "Come non vi può essere nazione se prima ogni suo membro non acquista la sua piena dignità di individuo, così non può esservi fratellanza o meglio associazione di popoli, se preventivamente ogni popolo non acquista la sua piena autonomia".
Nella visione politica di queso pensatore il COMUNE è la struttura portante ed il centro motore della vita democratica dell'intera nazione. Libero ed indipendente esso è la CERNIERA tra libertà individuale del CITTADINO e l'essere della NAZIONE, a sua volta associazione di liberi comuni. Ogni Comune è amministrato da un consiglio comunale e le elezioni avvengono a suffragio universale. A livello nazionale vi sarà un CONGRESSO nominato a suffragio universale che nominerà una Costituente, alla quale saranno ammessi tutti coloro che volontariamente si offrono di farne parte. La Costituente redigerà e proporrà il nuovo patto sociale che verrà reso pubblico ed esaminato da ogni Comune, che potrà proporre considerazioni, cambiamenti e suggerimenti.

Sunday, March 13, 2011

The photographer's dream

"I would like to make you wonder
I would like to make you dream
you just need to stay and listen
you just need to watch and think
let the world in all its shapes,
in all its colours, flavours, smells
let the world just talk and whisper
let your mind just fly and guess"

Erica
7 January 2011

Italian History






















Creato in occasione della manifestazione del 13 febbraio 2011

Utopia

"Het is een mooie winternacht
in het donker schijnt de maan
sterren vullen in de hemel
om de mensen te laten dromen
en een betere toekomst te maken"


"It's a nice winter night
in the dark the moon shines
stars are falling from the sky
making people again dream
and a better future build"

Erica
22 December 2010

Some remarks while observing the world

l'anello mancante

the missing ring

eppure soffia

 

la politica è lo specchio della società che è lo specchio della politica

politics is the mirror of society which is the mirror of politics
the "umbrella system"
relazioni
relationships

Segmenti

"La vita e' un segmento quadridimensionale nello spazio-tempo universo: il nostro compito consiste nel fare in modo che questo segmento sia ben scolpito e sia in armonia con lo spazio che lo circonda"



"Life is a quadridimensional segment in the space-time universe: our task consists in making this segment well carved and harmonized with the surrounding space"

Erica
9 September 2009

Cercando la strada...

Ho deciso di creare questo blog per dare forma concreta ad almeno una parte dei pensieri raccolti lungo un cammino che conduce verso l'uscita dal labirinto. Cammino guidato dal chiarore delle stelle, forse irraggiungibili, ma tuttavia fonte di ispirazione. Quello che conta lungo il cammino è trovare il modo di proiettare la luce delle stelle al suolo: cioè di rendere concreti i pensieri, di trasformarli in azione. E' questo l'unico modo per fare della vita un'opera d'arte e per renderla completa.

Poichè lo scopo non è solo dare forma ai pensieri, ma anche e soprattutto di condividerli, ho deciso che si tratterà di un blog "poliglotta": dove cioè ogni post sarà scritto in una delle lingue che conosco e che ritengo essere più adaguata all'argomento, ma dove cercherò allo stesso tempo di dare ad ogni post una forma il più possibile accessibile.

E per cominciare con un linguaggio accessibile a tutti, direi che il disegno seguente rappresenta un punto di partenza significativo:

looking for the road...

















The aim of this blog is to give concrete form to a part of my thoughts, collected along a road leading outside "the labyrinth". It is the light of the stars which leads the way: the stars themselves are probably unreachable, it is however possible to "project their light" on the ground, that is to make the thoughts concrete, to find the way to transform them into action. This is the only way to transform life into an artwork.

I will try to make these thoughts as much accessible as possible, by using different languages, among the few I know...